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IDROCELE

L’idrocele rappresenta una patologia caratterizzata da un importante accumulo di liquido nello spazio compreso fra il testicolo e la tunica vaginale, membrana sierosa di origine peritoneale che circonda il testicolo stesso. Fisiologicamente, fra il testicolo e la sua membrana di rivestimento, è presente una modesta quantità di liquido dall’aspetto chiaro e trasparente, il quale ha funzione protettiva e favorisce lo scivolamento dell’organo. Il liquido in questione è perennemente prodotto e riassorbito dalla tunica vaginale, ma un suo accumulo patologico, conseguenza di molteplici cause, determina un aumento più o meno considerevole del volume generale della sacca scrotale. L’idrocele si sviluppa più frequentemente nei neonati e negli adulti di età superiore ai 35-40 anni.

Cause di idrocele

Sulla base delle cause che conducono allo sviluppo della patologia, è possibile classificare l’idrocele in:

  • Idrocele congenito: è conseguente alla mancata o incompleta chiusura del dotto peritoneo-vaginale. Quest’ultimo si sviluppa intorno al terzo mese di gravidanza, periodo in cui il testicolo cresce all’interno della cavità addominale. In corrispondenza del settimo mese di sviluppo fetale, il dotto peritoneo-vaginale si estende in direzione dello scroto accompagnando la discesa del testicolo verso la sua sede definitiva. A conclusione della discesa testicolare il dotto si dovrebbe chiudere spontaneamente. Qualora questo non avvenisse, può verificarsi il passaggio di una quantità variabile di liquido peritoneale o l’estroflessione di visceri addominali, determinando nel primo caso l’idrocele, nel secondo la formazione di ernie inguinali
  • Idrocele secondario: si sviluppa secondariamente a violenti traumi o processi irritativi a carico del testicolo, i quali possono determinare una aumentata produzione di liquido e un ridotto drenaggio dello stesso da parte dei vasi linfatici
  • Idrocele idiopatico: insorge per cause sconosciute o non identificabili

Sintomi dell’Idrocele

La presenza di liquido in quantità superiori alla norma determina l’aumento delle dimensioni dello scroto. Il gonfiore può essere associato a dolore in sede testicolare, generalmente più intenso nelle ore pomeridiane della giornata.
Gonfiore e dolore rappresentano il quadro sintomatologico più tipico, ma possono essere presenti, anche se meno frequentemente:

  • Tumefazione del testicolo
  • Tumefazione inguinale
  • Sensazione di pressione alla base del pene
  • Discomfort e difficoltà nella deambulazione

Complicanze legate all’Idrocele

Qualora l’idrocele non sia determinato o accompagnato da fattori di una certa rilevanza clinica, è considerato una condizione priva di gravi complicanze e, se non di dimensioni particolarmente importanti, non è generalmente associato a riduzione della fertilità o a ridotta funzionalità sessuale.
Questi elementi non devono assolutamente dissuadere il paziente da una attenta valutazione specialistica e da eventuali trattamenti medico-chirurgici.

Diagnosi di idrocele

La diagnosi di idrocele è prodotta dal medico grazie ad una attenta raccolta di dati anamnestici a cui seguono l’esame obiettivo ed una attenta ecografia scrotale, che rivelerà la presenza di liquido e sarà in grado di identificarne le dimensioni.
Completano l’iter diagnostico l’esame delle urine e le analisi del sangue per approfondire l’indagine e valutare la presenza o meno di un processo infettivo.

Terapia dell’Idrocele

Generalmente l’idrocele congenito si risolve in maniera spontanea e non è trattato nei primissimi anni di età (3°-4° anno). Qualora non si risolvesse spontaneamente o il quadro clinico peggiorasse può essere indispensabile un intervento chirurgico.
L’idrocele secondario è trattato sulla base della causa scatenante, ma nell’adulto è quasi sempre indispensabile ricorrere al trattamento chirurgico per la risoluzione completa della patologia, nonostante si possa verificare una regressione spontanea parziale.

L’idrocele può essere asportato attraverso due differenti approcci:

Drenaggio percutaneo (aspirazione del fluido tramite puntura scrotale) associato o meno a scleroterapia

Idrocelectomia
L’aspirazione del fluido eventualmente associata a scleroterapia, per via dell’alto tasso di recidività e delle possibili problematiche infettive correlate alla procedura, è eseguita quasi esclusivamente in quei casi in cui l’operazione chirurgica risulti rischiosa per via di problemi estrinseci del paziente (quadro clinico non compatibile con l’operazione, allergie, ecc.)

La scleroterapia consiste nell’iniezione all’interno del sacco scrotale di tetracicline o altri agenti irritanti, previo suo svuotamento. Ciò può causare però un’ostruzione dell’epididimo e vi è associato, talvolta, un considerevole dolore postoperatorio cui fa seguito la recidiva dell’idrocele. Quando si forma un idrocele recidivo, questo è spesso multiloculato e risulta più difficile da trattare.

Intervento chirurgico per il trattamento dell’idrocele
L’intervento chirurgico rappresenta il trattamento standard e può essere condotto in anestesia loco-regionale o generale, anche in regime di day-surgery. Ha una durata media di 20-30 minuti, prevede ottimi risultati e bassi tassi di recidiva con la tecnica di escissione ed eversione della tonaca vaginale che riveste il didimo e che intercetta una cavità virtuale che può diventare sede di raccolta del trasudato.
Le complicanze più comuni della terapia chirurgica sono rappresentate da dolore ed ematoma in sede di intervento. Altri effetti indesiderati sono: emorragia, infezione e parestesia scrotale.
Alla dimissione il paziente dovrà seguire una terapia antibiotica e portare un sospensorio, la medicazione compressiva resterà in situ per circa 24 ore per essere poi sostituita da una medicazione standard da rimuovere dopo circa 7 giorni. Per una ripresa completa è necessario che il paziente non si sottoponga a sforzi fisici per almeno 20-30 giorni.

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